giovedì 3 aprile 2014

Le Istituzioni nazionali ed europee devono proteggere tutti coloro che accettano di servirlo

Il nostro Paese e l’Europa non possono uscire dall’attuale crisi economica, politica e sociale senza una concreta lotta alla criminalità organizzata, ed alla sua arma più potente che è la corruzione.
L’apparente abbandono dell’uso della violenza, per affermare il proprio dominio sul territorio, rappresenta soltanto un cambio di strategia posto in essere dalle organizzazioni criminose, sempre più capaci di gestire enormi flussi finanziari, riciclando denaro sporco ma senza per questo rinunciare ad attività delittuose più tradizionali, come il traffico internazionale di stupefacenti o di armi, la distruzione dell’ambiente, fino alla tratta di esseri umani.
Nonostante decenni di lotte e di rinnovati tentativi per sconfiggerla, e nonostante il sacrificio di molti addetti alla giustizia, la criminalità organizzata rimane tuttora in grado di intaccare e deteriorare il tessuto economico, finanziario e produttivo, senza che vi siano zone franche a livello nazionale o sovranazionale, diventando sempre più penetrante negli organi vitali della democrazia e dello Stato di diritto.
In questo scenario, coloro che a livello istituzionale combattono in prima fila il diffondersi di tutte le mafie, cercando al contempo di sconfiggere con gli strumenti della legge ogni forma di criminalità organizzata, svolgono un compito di altissimo valore a tutela della giustizia che è indispensabile per la democrazia, per lo sviluppo e per la pace.
La giustizia  costa ma la tutela dello stato di diritto e dei diritti fondamentali di ognuno di fruire del servizio giustizia è indivisibile e irrinunciabile e non negoziabile.
La giustizia crea progresso e benessere, è strumento di vita e non può diventare un’arena dove uomini e donne di valore decidono di immolarsi.
Per questo è fondamentale che la società civile faccia sentire la sua voce per esigere che tutte le istituzioni preposte ad assicurare la protezione e il benessere della nostra società e ad amministrare i nostri beni comuni  e le risorse finanziarie del paese, pongano tra le priorità la giustizia, quella effettiva, vicina ai cittadini, in grado di funzionare nell’indipendenza e con i mezzi necessari e nella sicurezza di coloro che vi operano, le loro famiglie e le loro comunità.
Occorre allora che la società civile, esprima il suo supporto nei confronti di chi si oppone strenuamente ai poteri organizzati di stampo criminale, manifestando concreta solidarietà soprattutto a quei magistrati che combattono in prima fila questa battaglia comune di civiltà.
Affinché il loro impegno professionale e il loro coraggio civile non subiscano minacce o intimidazioni è necessario scongiurare ogni attacco alla loro libertà di rappresentanti delle istituzioni, evitando che solitudine e paura vanifichino o paralizzino il loro operato.
Lasciare la magistratura, le forze dell'ordine, i testimoni e chiunque sia istituzionalmente designato nella lotta alla criminalità ad andare in trincea, ma senza i mezzi necessari per combattere, sarebbe come mandare i propri soldati in guerra e lasciarli uccidere prima che arrivino al fronte.
Ogni  Stato ha il dovere di proteggere tutti coloro che accettano di servirlo, nonostante i rischi e l'isolamento.

Questo sia oggi il nostro appello corale.


Silvana Arbia