Il nostro Paese e
l’Europa non possono uscire dall’attuale crisi economica, politica e sociale senza
una concreta lotta alla criminalità organizzata, ed alla sua arma più potente
che è la corruzione.
L’apparente abbandono
dell’uso della violenza, per affermare il proprio dominio sul territorio,
rappresenta soltanto un cambio di strategia posto in essere dalle
organizzazioni criminose, sempre più capaci di gestire enormi flussi finanziari,
riciclando denaro sporco ma senza per questo rinunciare ad attività delittuose
più tradizionali, come il traffico internazionale di stupefacenti o di armi, la
distruzione dell’ambiente, fino alla tratta di esseri umani.
Nonostante decenni di lotte
e di rinnovati tentativi per sconfiggerla, e nonostante il sacrificio di molti
addetti alla giustizia, la criminalità organizzata rimane tuttora in grado di
intaccare e deteriorare il tessuto economico, finanziario e produttivo, senza
che vi siano zone franche a livello nazionale o sovranazionale, diventando
sempre più penetrante negli organi vitali della democrazia e dello Stato di
diritto.
In questo scenario,
coloro che a livello istituzionale combattono in prima fila il diffondersi di
tutte le mafie, cercando al contempo di sconfiggere con gli strumenti della
legge ogni forma di criminalità organizzata, svolgono un compito di altissimo
valore a tutela della giustizia che è indispensabile per la democrazia, per lo
sviluppo e per la pace.
La giustizia costa ma la tutela dello stato di diritto e
dei diritti fondamentali di ognuno di fruire del servizio giustizia è
indivisibile e irrinunciabile e non negoziabile.
La giustizia crea
progresso e benessere, è strumento di vita e non può diventare un’arena dove
uomini e donne di valore decidono di immolarsi.
Per questo è
fondamentale che la società civile faccia sentire la sua voce per esigere che
tutte le istituzioni preposte ad assicurare la protezione e il benessere della
nostra società e ad amministrare i nostri beni comuni e le risorse finanziarie del paese, pongano
tra le priorità la giustizia, quella effettiva, vicina ai cittadini, in grado
di funzionare nell’indipendenza e con i mezzi necessari e nella sicurezza di
coloro che vi operano, le loro famiglie e le loro comunità.
Occorre allora che la
società civile, esprima il suo supporto nei confronti di chi si oppone
strenuamente ai poteri organizzati di stampo criminale, manifestando concreta
solidarietà soprattutto a quei magistrati che combattono in prima fila questa
battaglia comune di civiltà.
Affinché il loro
impegno professionale e il loro coraggio civile non subiscano minacce o intimidazioni
è necessario scongiurare ogni attacco alla loro libertà di rappresentanti delle
istituzioni, evitando che solitudine e paura vanifichino o paralizzino il loro
operato.
Lasciare la
magistratura, le forze dell'ordine, i testimoni e chiunque sia
istituzionalmente designato nella lotta alla criminalità ad andare in trincea,
ma senza i mezzi necessari per combattere, sarebbe come mandare i propri soldati
in guerra e lasciarli uccidere prima che arrivino al fronte.
Ogni Stato ha il dovere
di proteggere tutti coloro che accettano di servirlo, nonostante i rischi e
l'isolamento.
Questo sia oggi il
nostro appello corale.
Silvana Arbia