mercoledì 11 dicembre 2013

Un commento alla morte di Nelson Mandela di Silvana Arbia

Venerdì scorso mi trovavo all’imbarco di un volo per Kigali quando ho appreso che Mandela era morto. Le persone che come me attendevano di imbarcarsi esprimevano cordoglio, comprensibile ed inevitabile trattandosi di Nelson Mandela. Nessun essere umano potrebbe ragionevolmente pensare che un suo simile, anche se speciale e necessario per l’umanità, possa rimanere con noi per sempre, eppure tutti e in tutte le lingue in questi giorni parlano di “perdita”. Una persona molto anziana, 95 anni, e non in ottimo stato di salute, continuava, è vero, a mantenere viva la speranza di cambiamenti positivi nella storia dell’umanità. Persone di ogni età hanno guardato e continueranno a guardare con rispetto la sua forza, il suo coraggio, la sua profonda umanità. Molti giovani e meno giovani si sono ispirati a lui

Ma se Mandela rimane solo un mito, un grande nel pantheon, non riusciremo mai a beneficiare a pieno della sua eredità morale. Molti tipi di segregazioni esistono anche nella nostra epoca senza che nessuno agisca! Dobbiamo sempre aspettare che qualcuno si immoli per dimostrare che ogni essere umano è nato libero e ha uguali diritti e uguali doveri? Tante pratiche simili all’apartheid rimangono in vigore a causa della nostra indifferenza. Mandela ci ha guidati a fare un importante passo avanti, e dobbiamo evitare di ritornare indietro. Considerare l’apartheid come un problema africano sarebbe un grande passo indietro rispetto al progresso che Mandela ci ha permesso di fare. L“apartheid”, termine del linguaggio africano collegato al termine inglese “apartness”, ha costituito un sistema di segregazione razziale in vigore in Sud Africa dal 1948 per rafforzare il controllo, da parte della minoranza bianca, sulla maggioranza nera. Tale regime suscitò le prime reazioni lo stesso anno, così il 12 luglio 1948 il rappresentante dell’India presso le Nazioni Unite, dr. Padnanabha Pillai, scrisse al Segretario Generale manifestando preoccupazioni sul trattamento del gruppo etnico indiano in Sud Africa. Nulla accadde fino al 1971 quando l’URSS e le Guinee completarono la prima bozza di Convenzione per la soppressione e la punizione del crimine di apartheid, che fu poi adottata nel 1973, introducendo per la prima volta la qualificazione dell’apartheid come crimine contro l’umanità, quindi crimine internazionale. Più di cento stati aderirono, altri (tra cui l’Italia) non firmarono, seguendo la posizione degli Stati Uniti che attraverso l’allora ambasciatore Ferguson Jr. avevano dichiarato inaccettabile definire l’apartheid crimine contro l’umanità, essendo i crimini contro l’umanità particolarmente gravi. Nonostante tali opposizioni qualche anno dopo, nel 1977, l’apartheid viene pure definita come grave violazione del diritto internazionale umanitario, nel Protocollo addizionale 1 alle Convenzioni di Ginevra del 1949. E più tardi il crimine di apartheid fu definito nello Statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale e adottato nel 1998, come atto inumano (crimine contro l’umanità), commesso in un contesto di regime istituzionale di oppressione sistematica e dominazione da parte di un gruppo razziale su un altro gruppo razziale con l’intento di mantenere tale regime. 

Se ci guardassimo intorno forse potremmo rinvenire altre situazioni in cui tale crimine è stato commesso e sta per essere commesso. Sperare che non sia così non basta a tranquillizzare le coscienze e le menti. Inoltre le segregazioni che devono essere evitate e o rimosse oltrepassano i confini di quelle criminalizzate. Personalmente penso che il miglior omaggio alla memoria di Nelson Mandela sarebbe un’azione diretta ad eliminare segregazioni, muri, leggi, pratiche, costumi e altro che, anche al di là dei limiti della convenzione del 1973, quindi anche al di là della segregazione razziale e anche al di là della definizione di crimine contro l’umanità, costituiscono strumento per mantenere o rafforzare il potere di un gruppo a discapito di altri gruppi. 

L’esclusione e l’oppressione stanno comprendendo oggi sempre più ampie parti della popolazione (o delle popolazioni, se consideriamo contesti come l’Unione europea), come conseguenza di strategie politiche intese a conservare posizioni dominanti per una parte, e Mandela ha già percorso l’unica via possibile per l’umanità di fronte a fenomeni del genere: non accettarli e mettersi a capo degli oppressi e degli esclusi, con le mani disarmate ma sempre alzate per intimare l’alt. 

Tratto da:
http://www.laperfettaletizia.com/2013/12/per-non-seppellire-con-mandela-la-lotta.html

Cara Basilicata, chi ti salva?

su Un'ora nella vita del mondo
Autore: Francesca Barra
 
Data:2013-12-02

Maltempo e danni in Basilicata. Io sono lucana.E sono una giornalista.Sono stanca,umiliata e offesa che si parli poco e male e solo con caricature o per niente,della nostra regione. Allora faccio politica io, che non sono politica. Il maltempo ha colpito il cuore della mia terra: campagne, stabilimenti balneari, strade…ho ricevuto immagini delle condizioni di policoro dai miei amici e parenti. Mi dicono :”siamo in ginocchio,ma domani saremo al lavoro”. Anche la terra muore, sapete? Non solo la gente. E non è meno importante. Sono venuti a fare campagna elettorale i “politici vips”, ma sono venuti a farsi la guerra, non a parlare di voi.
Allora ve la racconto. Copiate, diffondete.
La Basilicata è la regione più ricca di petrolio in Italia, una delle più ricche di acqua.
È attraente per il turista per l’interscambio mare monti. Si può visitare uno dei parchi naturali più grandi d’Europa (il parco del Pollino) che si raggiunge in mezz’ora dalla costa ionica dove esistono insediamenti balneari con vaste pinete ed oasi del WWF.
Ci sono siti archeologici di notevole interesse culturale visto che siamo nel cuore della magna Grecia, nella terra che vide spartaco combattere contro Roma e perdere la sua ultima battaglia, dove sbarcó epeo costruttore Del cavallo di troia, i musei di Metaponto e Policoro, l’antica Heraclea.
È ricca di necropoli e bellezze paesaggistiche, il parco del pollino e le dolomiti lucane.
La sua agricoltura è una delle più pregiate d’Italia(fragole,kiwi, ortaggi,pesche,agrumi).
Ma resta tra le più povere d’Italia in termini di reddito medio pro capite, con un altissimo tasso di disoccupazione e di recessione. Il turismo è limitato a presenze pendolari e a flussi da regioni vicine. La stagione balneare che, per il clima potrebbe durare quattro mesi è limitata a 40 giorni. Mancano strutture di richiamo, mancano soprattutto infrastrutture. Non possiede aeroporto, neppure pista aeroportuale, la ferrovia funziona male e ha un solo binario, in pratica è tagliata fuori dal resto dell’Italia. Per questo motivo il turismo importante nazionale ed estero viene dirottato su regione del sud meglio collegate.
L’agricoltura che riusciva a garantire redditi alti a imprenditori agricoli e alle relative famiglie, è compressa e sofferente a causa della concorrenza spesso sleale di altri paesi. Questo accentua l’emigrazione soprattutto dei nostri giovani. L’area industriale della val basento è un insieme di cattedrali nel deserto.
Mancano politiche economiche di sviluppo!! Manca il vostro intervento. Diffondete!! E se volete intervenire nel mio programma radiofonico su radio1 rai e raccontarmi la vostra situazione, scrivetemi!
twitter: @francescabarra


Articolo originale all'indirizzo:
http://un-ora-nella-vita-del-mondo.com.unita.it/politica/2013/12/02/cara-basilicata-chi-ti-salva/