domenica 27 ottobre 2013
Assegnato durante la serata conclusiva del premio “La pulce letteraria”,a Silvana Arbia il Premio “la pulce d’argento” 2013.
martedì 22 ottobre 2013
sabato 19 ottobre 2013
Silvana commenta lo straordinario risultato dell'appello
Le firme
raccolte sono state tantissime, ben oltre il numero legale previsto per la
presentazione delle liste elettorali. Riportiamo le parole di Silvana Arbia nel
commentare lo straordinario risultato dell’appello sul sito www.silvanaperlabasilicata.it .
“Ringrazio il comitato organizzatore che mi ha rivolto l'appello del 12 ottobre affinché accettassi la candidatura a presidente della Regione Basilicata e tutti coloro che vi hanno aderito manifestandomi fiducia e sostegno. Sono venuta in Basilicata per conoscere queste persone e per incoraggiarle a proseguire in scelte che premiano la competenza e il merito e promuovano il cambiamento. Mi ha fatto piacere vedere anche tanti giovani che credono in me. A loro assicuro il mio ineludibile impegno per realizzare le loro attese. Ho riflettuto seriamente sull'appello che ha profondamente toccato la mia sensibilità di lucana, donna e giurista, rispetto al quale confermo la mia devozione per la Basilicata e per le sue genti. Testimonio la mia costante vicinanza. Sono certa che insieme a uomini e donne indipendenti e libere costruiremo un futuro prospero. Pur ritenendo essere un grande onore ed un privilegio l'appello a candidarmi, ho ritenuto in questo momento di grande confusione, che mi hanno vista collegata a diversi gruppi politici, non fosse il caso di lasciar pensare che io potessi essere il candidato di questo o quello schieramento.”
“Ringrazio il comitato organizzatore che mi ha rivolto l'appello del 12 ottobre affinché accettassi la candidatura a presidente della Regione Basilicata e tutti coloro che vi hanno aderito manifestandomi fiducia e sostegno. Sono venuta in Basilicata per conoscere queste persone e per incoraggiarle a proseguire in scelte che premiano la competenza e il merito e promuovano il cambiamento. Mi ha fatto piacere vedere anche tanti giovani che credono in me. A loro assicuro il mio ineludibile impegno per realizzare le loro attese. Ho riflettuto seriamente sull'appello che ha profondamente toccato la mia sensibilità di lucana, donna e giurista, rispetto al quale confermo la mia devozione per la Basilicata e per le sue genti. Testimonio la mia costante vicinanza. Sono certa che insieme a uomini e donne indipendenti e libere costruiremo un futuro prospero. Pur ritenendo essere un grande onore ed un privilegio l'appello a candidarmi, ho ritenuto in questo momento di grande confusione, che mi hanno vista collegata a diversi gruppi politici, non fosse il caso di lasciar pensare che io potessi essere il candidato di questo o quello schieramento.”
Potenza 19 ottobre 2013 Silvana
Arbia
venerdì 18 ottobre 2013
Frank D’Addario manager e consulente internazionale aderisce all'appello
"Quando altri erano impegnati in politica, gente come noi era
in giro per il mondo a diffondere l’eccellenza del Made in Italy. Aderisco
all’appello perché conoscendola mi sono reso conto che è giunto il momento di
mettere l’esperienza della società civile al servizio della collettività per
una politica migliore. "
Michele Fanelli Manager e Consulente di direzione aderisce all'Appello
"Conosco Silvana Arbia, rappresenta l'eccellenza di cui è capace ancora questa nazione. Ha tenuto alto il nome dell'Italia e della Basilicata nelle istituzioni italiane e internazionali attraverso la sua attività di magistrato, prima in Italia, poi come procuratore presso il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda e successivamente come Registrar, massimo incarico amministrativo presso la Corte penale internazionale. Aderisco all'appello e spero accetti per il bene della Basilicata"
Vincenzo Villani di Accettura imprenditore del settore importazione e vendita Camper con attività a Modena e Matera
“Aderisco con grande piacere ed immensa
soddisfazione alla possibilità di avere gente nuova capace competente ma
soprattutto con grande spirito morale alla guida della regione Basilicata.Da
piccolo imprenditore lucano in terra emiliana dico che e' giunto il momento di
cambiare completamente pagina e di aprirne una veramente nuova con volti nuovi
ma soprattutto con idee nuove. Mi auguro vivamente che il popolo lucano sappia
cogliere questa grande occasione. Silvana Arbia e gli altri candidati che
formeremo la sua lista devono rappresentare la vera svolta di cambiamento per
la nostra regione.”
mercoledì 16 ottobre 2013
Grande interesse per l'appello “Silvana per la Basilicata”
L’appello a Silvana Arbia, nato come iniziativa spontanea
di un gruppo di cittadini, sta riscontrando un grande successo. Il
blog silvanaperlabasilicata. blogspot.it,
ha registrato circa 1000 accessi nelle prime 50 ore. Professionisti,
imprenditori, studenti e gente comune stanno apprezzando la figura di Silvana
comprendendo l’importanza di volti nuovi nella politica. E’ gia in corso
la raccolta firme per la presentazione delle liste: Cittadini coraggiosi con la
voglia di cimentarsi in una politica capace di esprimere una corretta
amministrazione che garantisca servizi eccellenti per rendere la Basilicata il
miglior posto in cui vivere.
Testimonianze qualificate come quella di
Maria Xenia Doria imprenditrice lucana “ Aderisco
all’appello rivolto a Silvana Arbia affinchè accetti di candidarsi alla
Presidenza della Regione Basilicata. Sosterrò con convinzione la sua scelta
perché insieme io, lei e tanti altri cittadini possiamo farcela.“ .
Tanti commenti ed apprezzamenti, disponibilità ad un
impegno diretto candidandosi. Messaggi di convinta adesione si alternano a
dichiarazioni appassionate come quella di Eufemia: “Abbiamo assoluto
bisogno della Sua presenza e del Suo lavoro per salvare questa meravigliosa
terra”. “Chiedo e spero che sia la persona giusta a
rimuovere le frustazioni di tutti i lucani amanti di questa terra che se pur
ricca di risorse naturali ed intellettuali – afferma Giulio di una
associazione camperisti - non si capisce perchè sia la più povera e
perchè le migliori menti devono andare via per far spazio a non so chi.... “.
Fino ad arrivare a vere e proprie dichiarazioni di amore come
quella di Maddalena: “La conosco da sempre, è una persona integerrima che ha
scalato le vette senza dimenticare le sue radici, ha girato il mondo, ma non ha
mai smarrito il senso di appartenenza. Potrebbe vivere la politica nel
senso più alto e più nobile del termine, so che affronterebbe con impegno
infaticabile la costruzione del bene comune, facendoci dono della sua
competenza, del suo tempo, della sua umanità senza riserve, vivrebbe fino in
fondo il suo ruolo come servizio, senza inseguire fini personali o
particolarismi di sorta, darebbe dignità alla nostra terra, un volto nuovo,
orizzonti più ampi, esercitando l'etica della responsabilità che l'ha
contraddistinta per tutta la vita. Se accettasse...”
Chiunque volesse aiutare la raccolta firme può
contattare il comitato promotore all’indirizzo silvanaperlabasi licata@gmail.com
lunedì 14 ottobre 2013
domenica 13 ottobre 2013
Lezione agli studenti dell'Università Cattolica Milano
Silvana Arbia, la giustizia come missione
Cancelliere alla Corte penale internazionale dell’Aia, ha lavorato per quasi dieci anni ai crimini del Rwanda. Nella sua lezione agli studenti di Scienze politiche e sociali ha spiegato che la Corte è la più grande evoluzione della diplomazia dopo l’Onu
News dalle Sedi, MILANOPubblicato: 07 maggio 2013
di Matteo Menghini
«La giustizia è un diritto fondamentale e per tanto indivisibile. Non ci si può accontentare di servirla in un ambito ristretto: dobbiamo renderla accessibile a tutti». Nasce così la missione di Silvana Arbia nel suo ruolo di Former Registrar (cancelliere) della Corte Penale internazionale dell'Aia, l'organismo istituito dal Trattato di Roma del 1998 per punire i crimini contro l'umanità, i genocidi e i crimini di guerra. Un incarico che l'ha portata il 3 maggio ancora nell'ateneo di largo Gemelli a raccontare agli studenti della facoltà di Scienze Politiche e sociali cosa l'ha condotta a lasciare i tribunali italiani per seguire la strada di una giustizia penale internazionale tutta da costruire. Alla conferenzaLa questione delle vittime nel sistema della Corte penale internazionale: da Roma a Kampala e oltre, presieduta daUgo Draetta, già docente di Diritto internazionale, hanno partecipato il preside della facoltà Guido Merzoni e il direttore del dipartimento di Scienze politiche Massimo de Leonardis.
Proveniente da un piccolo paese della Basilicata in cui tanti fatti criminosi non arrivavano alle aule dei tribunali, Silvana Arbia l'amore per il diritto l'ha sviluppato fin da giovanissima. «La scelta di studiare Giurisprudenza è nata dalla voglia di legalità e di dar risposte a chi ne chiedeva». Dopo gli anni da Pubblico ministero e Giudice d'Appello a Milano, il bisogno di lavorare per la legalità l'ha spinta a nuove e più ampie sfide. Quell'idea di diritto fondamentale e pertanto indivisibile l'ha portata a vivere lo stato nascente delle corti internazionali e a diventare prosecutor (procuratore) nel Tribunale Criminale Internazionale per il Rwanda. «Anche se era solo l'inizio della storia delle corti criminali internazionali - afferma -, mi sono sentita chiamare dall'idea di dare il mio contributo a fronte di un genocidio che nel 1994, dal cuore dell'Africa, ha toccato le coscienze anche di tutti noi europei» spiega la Arbia.
Fra i compiti più delicati della Corte internazionale c'è quello di salvaguardare le vittime. Un incarico che Silvana Arbia reputa di primaria importanza. «Quando mi occupavo del Rwanda -racconta - ho capito quanto fondamentale fosse, perché spesso la popolazione non sa di poter far la sua parte nel processo contro i crimini». La Corte penale internazionale dal 2002, quando entrò in vigore lo Statuto scritto nel Trattato di Roma a cui la Arbia partecipò come membro della delegazione italiana, è oggi un'istituzione permanente. Da quel giorno la Corte ha operato incessantemente, giudicando crimini come il genocidio o la violazione dei diritti umanitari. Almeno per i Paesi che vi hanno aderito, che sono attualmente 121, a fronte di alcuni che non l'hanno fatto, come Cina e Russia, e di alcuni che hanno firmato ma non ratificato, come gli Stati Uniti e Israele.
«La Corte - conclude Silvia Arbia chiedendo all'ateneo di largo Gemelli di continuare il suo impegno nella formazione giuridica e nella divulgazione dell'operato di questi nuovi organismi internazionali - è la più grande evoluzione della diplomazia dopo l'Onu e ha sconvolto il sistema punitivo intervenendo nella sovranità degli stati. Tutti, anche quelli che non vi aderiscono, riconoscono l'importanza della sua istituzione».http://www.cattolicanews.it/news-dalle-sedi-silvana-arbia-la-giustizia-come-missione
sabato 12 ottobre 2013
Il Presidente del Senegal incontra Silvana Arbia
Le Président du Sénégal est reçu à la Cour pénale internationale
Le 14 novembre 2012, le Président du Sénégal a été reçu à la Cour pénale internationale à La Haye (Pays-Bas). De gauche à droite Mme Silvana Arbia, Greffier de la CPI; Mme Fatou Bensouda, Procureur de la CPI ; S.E. Macky Sall Président de la République du Sénégal ; et le juge Sang-Hyun Song, Président de la CPI ©ICC-CPI
Ce mercredi 14 novembre 2012, le Président de la République du Sénégal, Son Excellence Macky Sall, a rencontré le Président de la Cour pénale internationale (CPI), le juge Sang-Hyun Song, ainsi que d’autres hauts responsables de la Cour.
Le juge Song a remercié le Président sénégalais pour la coopération et le soutien opérationnel et politique apporté depuis longtemps par son pays à la Cour. « En tant que premier Etat à ratifier le Statut de Rome en février 1999, le Sénégal occupe une place particulière dans l'histoire de la CPI », a indiqué le Président de la CPI. «La CPI se réjouit de travailler avec le Sénégal et tous les autres États parties au cours des prochaines décennies pour atteindre notre but ultime de mettre un terme à l'impunité », a ajouté le Président Song.
Le Président Sall a déclaré que «la création de Cour constitue un progrès remarquable de la communauté internationale dans la lutte contre l’impunité et pour le respect par tous des valeurs universelles qui fondent notre humanité ». Il a également assuré que son pays continuera d’apporter son soutien à la Cour dans toute la mesure possible.
La visite du Président de la République du Sénégal à la CPI témoigne de la solide relation basée sur les valeurs partagées de lutte contre l’impunité et de l’importance du rôle de la justice pour le progrès des sociétés. Elle intervient dans le contexte de l’ouverture, le même jour, de la 11ème session de l’Assemblée des Etats parties au Statut de Rome de la Cour pénale internationale.
La CPI est la première cour pénale internationale permanente créée en vertu d’un traité pour mettre fin à l’impunité des auteurs des crimes les plus graves touchant la communauté internationale, à savoir les crimes de guerre, les crimes contre l’humanité, et le génocide.
Source : ICC-CPI
Mercredi 14 Novembre 2012
La Dépêche d'Abidjan
Il registrar Silvana Arbia in visita ufficiale nella Repubblica Democratica del Congo
Press Release : 17/03/2009
ICC - The Registrar of the International Criminal Court meets with stakeholders and affected communities in the Democratic Republic of the Congo
ICC-CPI-20090317-PR398
The Registrar, Ms Arbia, on the podium of the national Congolese TV station, RTNC - The Registrar and the Minister of Foreign Affairs, Mr Alexis Thambwe Muamba - The Registrar and the Minister of Information, Mr Lambert Mende
|
Press Release: 17.03.2009
The Registrar of the International Criminal Court meets with stakeholders and affected communities in the Democratic Republic of the Congo
ICC-CPI-20090317-PR398
|
The Registrar of the International Criminal Court (ICC), Ms Silvana Arbia, is visiting the Democratic Republic of the Congo (DRC) from 15 to 20 March 2009, and meeting with representatives of local and national authorities, non-governmental organisations, members of affected communities, and journalists.
On the first stage of her mission, in Kinshasa, Ms Arbia met successively with the Ministers of Justice, Defence, Human Rights, Foreign Affairs and Information. The Registrar also met with the Procureur Général of the DRC.
With each of her interlocutors, Ms Arbia reviewed the state of cooperation between the Democratic Republic of the Congo and the ICC. She thanked them again for the cooperation shown to date by the DRC and underlined the need to pursue such cooperation and maintain regular dialogue with the Court. She also recalled the obligations of all States Parties to the Rome Statute to implement judicial decisions issued by the ICC and, in the case of the DRC, to execute the warrant of arrest issued in 2006 for Bosco Ntaganda. “There can be no lasting and durable peace without justice. Justice serves peace”, Ms Arbia told the Congolese authorities engaged in a peace process most notably in Kivu.
The Registrar of the ICC also met with members of the diplomatic community based in Kinshasa. Speaking to them, Ms Arbia emphasised the duty of States Parties to cooperate with the Court. “In your efforts to reconstruct this country (DRC), there is also the need to recognize and support this aspect of international criminal justice”, she told them.
Ms Arbia also met with representatives of NGOs and some 40 media outlets. As well as responding to questions on the current situation in Darfur following the issuance of a warrant of arrest for President Bashir, she addressed concerns relating to the Congolese cases before the ICC. Three cases stemming from the situation in the DRC (against Thomas Lubanga Dyilo, Bosco Ntaganda, and Germain Katanga and Mathieu Ngudjolo Chui, respectively) are currently before the Court. The trial of the first Congolese accused, Thomas Lubanga Dyilo, started last January in The Hague.
Finally, the Registrar held a working session with all staff from the ICC’s Kinshasa office. She highlighted the key role played by the field offices in advancing the Court’s cause.
Ms Arbia continues her visit in the Democratic Republic of the Congo in Ituri, where she will hold interactive outreach sessions with local authorities, religious representatives, representatives of NGOs, members of the most affected communities, and journalists.
Press conference given by the Registrar in Kinshasa.
On the first stage of her mission, in Kinshasa, Ms Arbia met successively with the Ministers of Justice, Defence, Human Rights, Foreign Affairs and Information. The Registrar also met with the Procureur Général of the DRC.
With each of her interlocutors, Ms Arbia reviewed the state of cooperation between the Democratic Republic of the Congo and the ICC. She thanked them again for the cooperation shown to date by the DRC and underlined the need to pursue such cooperation and maintain regular dialogue with the Court. She also recalled the obligations of all States Parties to the Rome Statute to implement judicial decisions issued by the ICC and, in the case of the DRC, to execute the warrant of arrest issued in 2006 for Bosco Ntaganda. “There can be no lasting and durable peace without justice. Justice serves peace”, Ms Arbia told the Congolese authorities engaged in a peace process most notably in Kivu.
The Registrar of the ICC also met with members of the diplomatic community based in Kinshasa. Speaking to them, Ms Arbia emphasised the duty of States Parties to cooperate with the Court. “In your efforts to reconstruct this country (DRC), there is also the need to recognize and support this aspect of international criminal justice”, she told them.
Ms Arbia also met with representatives of NGOs and some 40 media outlets. As well as responding to questions on the current situation in Darfur following the issuance of a warrant of arrest for President Bashir, she addressed concerns relating to the Congolese cases before the ICC. Three cases stemming from the situation in the DRC (against Thomas Lubanga Dyilo, Bosco Ntaganda, and Germain Katanga and Mathieu Ngudjolo Chui, respectively) are currently before the Court. The trial of the first Congolese accused, Thomas Lubanga Dyilo, started last January in The Hague.
Finally, the Registrar held a working session with all staff from the ICC’s Kinshasa office. She highlighted the key role played by the field offices in advancing the Court’s cause.
Ms Arbia continues her visit in the Democratic Republic of the Congo in Ituri, where she will hold interactive outreach sessions with local authorities, religious representatives, representatives of NGOs, members of the most affected communities, and journalists.
Press conference given by the Registrar in Kinshasa.
Silvana Arbia interviene al Children and Youth at the ICC
Children and Youth at the ICC: Participation, Protection and Reparations
Speakers: Silvana Arbia, Registrar of the International Criminal Court; Elisabeth Rehn, Director of the Board of the Trust Fund for Victims; Brigid Inder, Executive Director of Women’s Initiatives for Gender Justice; Grace Akallo, former child soldier from Uganda and co-founder of the Network of Young People affected by War.
Moderator: Ms. Radhika Coomaraswamy, Special Representative of the Secretary-General for Children and Armed Conflict
Premio Donna Zonta V Edizione
PREMIO DONNA ZONTA V EDIZIONE Potenza, settembre 2013
Lo Zonta Club di Potenza quest'anno ha assegnato il Premio Donna Zonta, che premia le eccellenze femminili lucane, ad una grande donna, Silvana Arbia, originaria di Senise, Capo della Cancelleria della Corte penale Internazionale dell'Aja e già Procuratore generale principale per i crimini del Ruanda. Silvana Arbia ha lavorato per oltre otto anni da Procuratore, in prima linea, un incarico che l’ha portata nelle zone più pericolose dell’Africa, dove ha incontrato autori di efferati crimini contro l’umanità. Come Pauline Nyiramasuhuko, ministro della Famiglia in Ruanda e prima donna accusata di genocidio e di stupro quale crimine contro l’umanità, o il sacerdote Athanase Seromba, responsabile del massacro di circa duemila tutsi nella sua stessa chiesa. La sua testimonianza, drammatica e preziosa, ci racconta da un punto di vista assolutamente unico alcune spaventose violenze di massa, oggi spesso dimenticate, dando voce alle vittime dei genocidi, analizzando come agiscono i più feroci carnefici, e spiegando perché molti Stati spesso intralciano l’azione dei tribunali internazionali. Raccontandoci la sua esperienza professionale e di vita, Silvana Arbia ci offre uno straordinario esempio della battaglia civile per la ricerca della verità.Sulla sua esperienza in Africa ha scritto il libro denuncia "Mentre il mondo stava a guardare.Vittime, carnefici e crimini internazionali: le battaglie di una donna magistrato nel nome della giustizia" .
Per il Club Zonta è stato motivo di grande orgoglio poter incontrare e premiare una figura femminile di tale valore e poterla far conoscere alla città di Potenza.
Per il Club Zonta è stato motivo di grande orgoglio poter incontrare e premiare una figura femminile di tale valore e poterla far conoscere alla città di Potenza.
assegnato a
SILVANA ARBIA
Per aver attraversato le frontiere del mondo
portando con sè la sua umanità,
la limpidezza del suo sguardo,
la capacità di emozionarsi.
Per aver svolto con volontà ed impegno
i difficili, laboriosi e delicati incarichi
che le sono stati affidati,
sorretta da grande professionalità
e da forte determinazione
nel perseguire la giustizia.
Famiglia Cristiana su "Mentre il Mondo Stava a Guardare" di Silvana Arbia
RUANDA, UN LIBRO PER NON DIMENTICARE
Silvana Arbia è stata per otto anni magistrato d'accusa al Tribunale speciale per il Ruanda. Ha deciso di raccontare la sua esperienza intensa e scioccante. Ma non solo.
«Ecco perché ho deciso di scrivere questo libro. Per raccontare i miei quasi nove anni in Africa, dal 1999 al 2008, al servizio del Tribunale penale internazionale per il Ruanda (Tpir) come procuratore. Anni intensi e sconvolgenti, dedicati a perseguire i responsabili degli innumerevoli episodi del genocidio che in soli tre mesi circa, da aprile ai primi di luglio 1994, portò al massacro di quasi un milione di persone. Laggiù non ci sono arrivata per caso, ma per scelta. Dopo anni di magistratura in Italia avevo sentito il fortissimo desiderio di portare il mio contributo alla giustizia internazionale che operava in uno dei paesi più martoriati del mondo».
È un passaggio del libro “Mentre il mondo stava a guardare” (Mondadori). Il libro parla del genocidio ruandese del 1994. Ma l’autrice, Silvana Arbia, non l’ha vissuto da testimone, ma con la toga: per quasi nove anni ha rappresentato l’accusa (in Italia si direbbe in qualità di pubblico ministero e poi di capo della procura) nelle indagini e nei processi del Tribunale, creato a fine 1994, per punire i reati commessi nel piccolo Paese africano nel corso di quei 100 giorni nei quali soldati, miliziani ed estremisti di etnia hutu massacrarono quasi un milione di tutsi e di hutu moderati che non avevano voluto partecipare al genocidio.
Silvana Arbia ha perseguito e fatto condannare molti dei principali criminali che hanno pianificato e messo in atto uno dei più incredibili mattatoi del secolo appena trascorso. Un libro intenso e scioccante, che in realtà è molto di più del racconto di una straordinaria esperienza professionale in una Corte di giustizia internazionale: pagina dopo pagina si snocciola un percorso personale ed esistenziale per capire come un orrore di tali dimensioni possa essere accaduto, e per farne memoria.
«È stato così», scrive Arbia, «che ho guardato negli occhi la crudeltà di assassini spietati e la sofferenza delle loro vittime, ma anche la desolazione e il senso di fallimento di chi si è pentito. Un lavoro duro e difficile, che può ripagare solo con la soddisfazione di poter contribuire a ricostruire una verità a lungo negata».
Il genocidio non è stato una “calamità naturale”, scrive il magistrato, ma una tragedia annunciata. I nove anni passati a ricostruire gli episodi, a scovare le prove, a raccogliere le testimonianze, portano l’autrice a confermare che, senza alcun dubbio, i suoi ideatori l’hanno preparato, programmato e scatenato in ogni angolo del Paese.
«Poteva essere evitato», aggiunge, «ma non si fece nulla. Quello che è successo in Ruanda, purtroppo, potrebbe accadere di nuovo. E questo perché chiunque è mosso solo da sciagurate ambizioni e persegue cinici disegni di potere potrebbe essere tentato di eliminare materialmente e definitivamente altri esseri umani in base all’etnia, alla razza, alla religione o alla nazionalità. Per fortuna, oggi abbiamo a disposizione nuove conoscenze che ci permettono di cogliere i segni premonitori delle pulsioni che spingono al genocidio, facendo retrocedere di secoli la storia dell’umanità. Possiamo intervenire in tempo per evitarlo, ma a condizione che la maggior parte di noi ne sia consapevole».
È un passaggio del libro “Mentre il mondo stava a guardare” (Mondadori). Il libro parla del genocidio ruandese del 1994. Ma l’autrice, Silvana Arbia, non l’ha vissuto da testimone, ma con la toga: per quasi nove anni ha rappresentato l’accusa (in Italia si direbbe in qualità di pubblico ministero e poi di capo della procura) nelle indagini e nei processi del Tribunale, creato a fine 1994, per punire i reati commessi nel piccolo Paese africano nel corso di quei 100 giorni nei quali soldati, miliziani ed estremisti di etnia hutu massacrarono quasi un milione di tutsi e di hutu moderati che non avevano voluto partecipare al genocidio.
Silvana Arbia ha perseguito e fatto condannare molti dei principali criminali che hanno pianificato e messo in atto uno dei più incredibili mattatoi del secolo appena trascorso. Un libro intenso e scioccante, che in realtà è molto di più del racconto di una straordinaria esperienza professionale in una Corte di giustizia internazionale: pagina dopo pagina si snocciola un percorso personale ed esistenziale per capire come un orrore di tali dimensioni possa essere accaduto, e per farne memoria.
«È stato così», scrive Arbia, «che ho guardato negli occhi la crudeltà di assassini spietati e la sofferenza delle loro vittime, ma anche la desolazione e il senso di fallimento di chi si è pentito. Un lavoro duro e difficile, che può ripagare solo con la soddisfazione di poter contribuire a ricostruire una verità a lungo negata».
Il genocidio non è stato una “calamità naturale”, scrive il magistrato, ma una tragedia annunciata. I nove anni passati a ricostruire gli episodi, a scovare le prove, a raccogliere le testimonianze, portano l’autrice a confermare che, senza alcun dubbio, i suoi ideatori l’hanno preparato, programmato e scatenato in ogni angolo del Paese.
«Poteva essere evitato», aggiunge, «ma non si fece nulla. Quello che è successo in Ruanda, purtroppo, potrebbe accadere di nuovo. E questo perché chiunque è mosso solo da sciagurate ambizioni e persegue cinici disegni di potere potrebbe essere tentato di eliminare materialmente e definitivamente altri esseri umani in base all’etnia, alla razza, alla religione o alla nazionalità. Per fortuna, oggi abbiamo a disposizione nuove conoscenze che ci permettono di cogliere i segni premonitori delle pulsioni che spingono al genocidio, facendo retrocedere di secoli la storia dell’umanità. Possiamo intervenire in tempo per evitarlo, ma a condizione che la maggior parte di noi ne sia consapevole».
Questa è l’altra fondamentale ragione che ha mosso il magistrato a raccontare quanto ha visto in Ruanda e sentito nelle aule del Tribunale: non bisogna solo ricordare, ma anche fare in modo che una maggiore consapevolezza impedisca il ripetersi di tali tragedie.
«Se siamo coscienti», scrive, «delle strategie che portano a commettere un genocidio e di quanto gravi possano essere le conseguenze di quest’ultimo per tutti gli esseri umani nessuno escluso,possiamo anche sperare che in futuro il mondo non si limiterà a stare a guardare».
Le pagine di “Mentre il mondo stava a guardare” non provocano soltanto incredulità per la ferocia di chi si è macchiato dei peggiori crimini e per la loro imperturbabilità di fronte alle accuse.Suscitano anche profonda solidarietà e compartecipazione al dramma vissuto da tante vittime innocenti e alla vastità del dolore di chi è sopravvissuto.
Uno dei passi più toccanti riguarda la visita dell’autrice a Murambi, la scuola dove furono barbaramente sterminati 50 mila tutsi. Oggi, quel luogo è un memoriale a ricordo di ciò che è avvenuto. I corpi delle vittime sono ancora là, quasi che la scena del massacro fosse stata congelata per sempre.
Così la descrive Silvana Arbia: «La vista di quell’orrore così imponente e aggressivo rappresenta una delle esperienze più devastanti che ho vissuto. In quelle stanze mi sono sentita strappare via dal mio mondo, lo stesso che era rimasto a guardare senza fare nulla per evitare o, almeno, diminuire la portata di quella tragica caduta dell’umanità. Ma per finire dove? In quel baratro di morte ogni speranza di un futuro sembrava impossibile. Tra quelle stanze non si erano perdute soltanto le centinaia e centinaia di uomini, donne e bambini che vi erano stati uccisi, ma tutti noi. Era un’enorme, spaventosa fossa comune morale da dove era difficile rialzarsi».
«Mi sono sentita nuda e vuota, e per la prima volta completamente inutile. Che cosa avremmo potuto mai fare, ormai, per tutte quelle vittime innocenti?».
Dopo diverse pagine, il magistrato riesce anche a darsi una risposta: «Un gruppo di bambini ci venne incontro. Una ragazzina si staccò dagli altri e mi si avvicinò. Mi prese la mano e iniziò a stringerla forte. Era un’orfana tutsi, superstite del massacro. Nel 1994 tutta la sua famiglia era stata uccisa e lei era rimasta sola. Anche la sua scuola era stata distrutta. Ma lei voleva studiare: voleva tornare a leggere, a imparare. Ciò che l’ossario di Murambi mi aveva strappato, mi venne restituito da quella bambina. La speranza di poter fare qualcosa di utile, il senso della mia presenza laggiù. Giurai a me stessa che avrei fatto tutto quello che potevo per contribuire a darle un futuro più giusto. Il mio era un impegno ineludibile».
Un impegno a cui non è venuta meno: oggi Silvana Arbia è segretario generale della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja. Ha deciso di continuare a perseguire coloro che, in qualunque parte del pianeta, commetta crimini come quelli avvenuti in Ruanda: genocidio, gravi violazioni dei diritti umani, crimini di guerra e contro l’umanità.
«Quello che ho imparato in questi anni», conclude, «è soprattutto che la giustizia non può fare a meno della verità. Solo quest’ultima ricolloca i responsabili dei peggiori crimini e le loro vittime ciascuno al proprio posto e al giusto ruolo, ridando a ognuno di noi un’occasione di riscatto. Il libro che ho scritto vuole essere una sorta di “post-it” per non dimenticare».
«Se siamo coscienti», scrive, «delle strategie che portano a commettere un genocidio e di quanto gravi possano essere le conseguenze di quest’ultimo per tutti gli esseri umani nessuno escluso,possiamo anche sperare che in futuro il mondo non si limiterà a stare a guardare».
Le pagine di “Mentre il mondo stava a guardare” non provocano soltanto incredulità per la ferocia di chi si è macchiato dei peggiori crimini e per la loro imperturbabilità di fronte alle accuse.Suscitano anche profonda solidarietà e compartecipazione al dramma vissuto da tante vittime innocenti e alla vastità del dolore di chi è sopravvissuto.
Uno dei passi più toccanti riguarda la visita dell’autrice a Murambi, la scuola dove furono barbaramente sterminati 50 mila tutsi. Oggi, quel luogo è un memoriale a ricordo di ciò che è avvenuto. I corpi delle vittime sono ancora là, quasi che la scena del massacro fosse stata congelata per sempre.
Così la descrive Silvana Arbia: «La vista di quell’orrore così imponente e aggressivo rappresenta una delle esperienze più devastanti che ho vissuto. In quelle stanze mi sono sentita strappare via dal mio mondo, lo stesso che era rimasto a guardare senza fare nulla per evitare o, almeno, diminuire la portata di quella tragica caduta dell’umanità. Ma per finire dove? In quel baratro di morte ogni speranza di un futuro sembrava impossibile. Tra quelle stanze non si erano perdute soltanto le centinaia e centinaia di uomini, donne e bambini che vi erano stati uccisi, ma tutti noi. Era un’enorme, spaventosa fossa comune morale da dove era difficile rialzarsi».
«Mi sono sentita nuda e vuota, e per la prima volta completamente inutile. Che cosa avremmo potuto mai fare, ormai, per tutte quelle vittime innocenti?».
Dopo diverse pagine, il magistrato riesce anche a darsi una risposta: «Un gruppo di bambini ci venne incontro. Una ragazzina si staccò dagli altri e mi si avvicinò. Mi prese la mano e iniziò a stringerla forte. Era un’orfana tutsi, superstite del massacro. Nel 1994 tutta la sua famiglia era stata uccisa e lei era rimasta sola. Anche la sua scuola era stata distrutta. Ma lei voleva studiare: voleva tornare a leggere, a imparare. Ciò che l’ossario di Murambi mi aveva strappato, mi venne restituito da quella bambina. La speranza di poter fare qualcosa di utile, il senso della mia presenza laggiù. Giurai a me stessa che avrei fatto tutto quello che potevo per contribuire a darle un futuro più giusto. Il mio era un impegno ineludibile».
Un impegno a cui non è venuta meno: oggi Silvana Arbia è segretario generale della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja. Ha deciso di continuare a perseguire coloro che, in qualunque parte del pianeta, commetta crimini come quelli avvenuti in Ruanda: genocidio, gravi violazioni dei diritti umani, crimini di guerra e contro l’umanità.
«Quello che ho imparato in questi anni», conclude, «è soprattutto che la giustizia non può fare a meno della verità. Solo quest’ultima ricolloca i responsabili dei peggiori crimini e le loro vittime ciascuno al proprio posto e al giusto ruolo, ridando a ognuno di noi un’occasione di riscatto. Il libro che ho scritto vuole essere una sorta di “post-it” per non dimenticare».
15 dicembre 2011
Come Silvana Arbia si presenta sul suo Blog
Lasciamo che Silvana Arbia si presenti da sola riportando quello che lei stessa dice di se sul suo blog.
"Mi presento: sono Silvana Arbia, non me la prendo se pronunciate A’rbia o Arb’ia, un cognome ben accolto nei paesi arabi e spesso deformato nelle comunicazioni telefoniche (arpia, arabia, arriba, etc.). Sono nata in un remoto paesino della Basilicata, in un periodo di entusiasmo per la fine della seconda guerra mondiale con tanti sogni e desideri di rivincita. Il luogo di nascita è stato e rimane la chiave delle mie scelte. Tantissimi individui con tantissimi bisogni popolavano ogni giorno la mia mente infantile e mi circondavano fisicamente grazie alla propensione dei miei genitori ad accoglierli e ascoltarli.
"Mi presento: sono Silvana Arbia, non me la prendo se pronunciate A’rbia o Arb’ia, un cognome ben accolto nei paesi arabi e spesso deformato nelle comunicazioni telefoniche (arpia, arabia, arriba, etc.). Sono nata in un remoto paesino della Basilicata, in un periodo di entusiasmo per la fine della seconda guerra mondiale con tanti sogni e desideri di rivincita. Il luogo di nascita è stato e rimane la chiave delle mie scelte. Tantissimi individui con tantissimi bisogni popolavano ogni giorno la mia mente infantile e mi circondavano fisicamente grazie alla propensione dei miei genitori ad accoglierli e ascoltarli.
Capii subito che la loro ignoranza li schiacciava. Anche i diritti innati se non sono conosciuti non servono a chi ne è portatore, così appena mi si presentò l’occasione scelsi di studiare il diritto e scelsi di fare il magistrato. Quasi 35 anni di lavoro nel campo della giustizia, sotto vari angolazioni: avvocatura, magistratura civile, penale, lavoro, procura internazionale, senior management in ambiti internazionali. Cercatrice di sfide, ho messo la corda sempre più alta, discretamente. Mi interessa lanciarmi in nuovi progetti, sottopormi a test sempre nuovi e mi dà grande soddisfazione coinvolgermi nei cambiamenti: non accetto di rimanere in disparte a guardare. Le mie energie sono molte e la mia simpatia per i deboli, i più vulnerabili, è rimasta viva. Da come quelle persone crescono e progrediscono possiamo misurare i nostri successi e i nostri fallimenti.
Appello a SILVANA ARBIA, da sempre impegnata contro le ingiustizie e la povertà, affinché accetti la candidatura a Presidente della Regione Basilicata
Cara
Silvana,
Vogliamo darti le ultime dal fronte lucano:
- Ogni pioggia diventa alluvione e provoca danni e lutti;
- Aziende chiudono ogni giorno, per imprenditori e lavoratori non c’è speranza;
- I politici ci ricattano con la crisi e sperperano le nostre ricchezze;
- Il Petrolio lo regaliamo, l’acqua la sprechiamo;
- I giovani “per fortuna” scappano, gli anziani soffrono.
Non è più tempo di stare a guardare, non è più tempo di subire.
Hai condannato criminali internazionali, ti sei battuta per i più deboli e vulnerabili.
Anziani, donne e bambini hanno ripreso a sperare in un futuro anche grazie al tuo impegno sincero e coraggioso, alle tue capacità professionali.
La Nostra Terra, ricca di risorse naturali, acqua, petrolio, persone per bene, ha bisogno di una guida forte, indipendente, appassionata.
Ti sei data degli obiettivi e li hai sempre raggiunti, con determinazione e confidando solo sulle tue forze.
Hai sempre dimostrato amore per la tua Terra, la nostra Terra.
Ti chiediamo di prendertene cura insieme a chi, con noi, vorrà credere in te.
Sono le persone che fanno la differenza!
Vogliamo darti le ultime dal fronte lucano:
- Ogni pioggia diventa alluvione e provoca danni e lutti;
- Aziende chiudono ogni giorno, per imprenditori e lavoratori non c’è speranza;
- I politici ci ricattano con la crisi e sperperano le nostre ricchezze;
- Il Petrolio lo regaliamo, l’acqua la sprechiamo;
- I giovani “per fortuna” scappano, gli anziani soffrono.
Non è più tempo di stare a guardare, non è più tempo di subire.
Hai condannato criminali internazionali, ti sei battuta per i più deboli e vulnerabili.
Anziani, donne e bambini hanno ripreso a sperare in un futuro anche grazie al tuo impegno sincero e coraggioso, alle tue capacità professionali.
La Nostra Terra, ricca di risorse naturali, acqua, petrolio, persone per bene, ha bisogno di una guida forte, indipendente, appassionata.
Ti sei data degli obiettivi e li hai sempre raggiunti, con determinazione e confidando solo sulle tue forze.
Hai sempre dimostrato amore per la tua Terra, la nostra Terra.
Ti chiediamo di prendertene cura insieme a chi, con noi, vorrà credere in te.
Sono le persone che fanno la differenza!
Chiediamo a tutti lucani liberi di sottoscrivere un appello a Silvana Arbia perché accetti di
candidarsi a presidente della Basilicata nella prossima competizione elettorale
il 17 e 18 novembre 2013 contattandoci all’indirizzo: silvanaperlabasilicata@gmail. com
Maggiori informazioni su http://silvanaperlabasilicata.blogspot.it/
Iscriviti a:
Post (Atom)