(Pubblichiamo un estratto del Comizio di Silvana Arbia a Policoro il 10 maggio 2014)
Sono esperta di Diritto e non di comizi. E meno male, direi.
Come donna di legge ho dovuto fare una scelta, quella di impegnarmi direttamente
in politica, perché lo Stato di diritto, in Italia e soprattutto nel Sud, é
pesantemente messo in discussione.
Non potevo stare a guardare.
Non potevo stare a guardare.
Sono ora coinvolta in un progetto che é per me nuovo rispetto
alle funzioni da sempre assolte come magistrato, ma non gli obiettivi, che sono
gli stessi. Senza Stato di diritto non c’è sviluppo, la non osservanza dei nostri principi costituzionali e di quelli
europei non porta alla democrazia degna di questo nome. L’Unione Europea
produce, di continuo, regolamenti e direttive sistematicamente ignorati,
disapplicati e che quindi non servono a nessuno: una situazione fallimentare.
E che cosa dire dei finanziamenti comunitari: devono passare
attraverso la orribile trafila di burocrati diretti dai partiti. Non va bene,
non si può continuare così.
Il sistema bancario europeo è fallimentare, quello monetario
non fa vedere i benefici sulla gente ma solo su pochi gruppi e Stati dominanti.
Gli altri, a cominciare dall’Italia, inseguono, inseguono chi comanda e mai li
raggiungono. Alcuni Paesi, penso alla Germania, si comportano in Europa come
vere e proprie potenze colonialiste. Una oligarchia che spadroneggia.
La corruzione in Italia, Paese membro della UE, è un
problema. Per assegnare un appalto bisogna affidarsi a procedure che prevedono,
spesso, il ricorso ai ben ammanicati di turno. Non stare a guardare vuol dire
stroncare questi meccanismi. Un giurista conosce questo sistema malato e può
intervenire perché ha conoscenze adeguate e sensibilità verso la sofferenza permanente
di chi è costretto a subire questa macchina infernale, in particolare nel
Meridione dell’Italia.
La natura scempiata è una delle conseguenze del non rispetto
delle regole, dell’impunità che persiste, che al Sud si ingigantisce. Ammalarsi
a causa dei veleni di un finto sviluppo mette in discussione il nostro diritto
alla salute. Loo sanno bene i lucani, i pugliesi, i campani che cominciano a
capire quanto pesino sulla loro pelle le scelte irresponsabili di una classe
politica che bada solo alla conquista di posizioni di potere. Vi siete chiesti,
ad esempio, perché la Basilicata ha il più alto tasso di tumori ossei? A chi si
deve addebitare questa responsabilità? Perché persino la qualità delle nostre
acque è messa in discussione? Da cosa dipende? Bisogna fare qualcosa, perché
non cambiare? Scelte per la legalità, per la politica del bene comune, questo
serve, altrimenti saremo persi per sempre. Chiedetevi se, in queste condizioni
di sottosviluppo, perché di questo si tratta, c’è un futuro per voi e per le
generazioni future. Se il figlio ti chiede il pane, non gli puoi dare il
serpente: ricordate questo monito.
Le situazioni di disagio possono sfociare in tragedie. Se non
ho da mangiare per me e per i miei figli
posso fare del male anche al mio vicino. Cerchiamo di non arrivare a quel
punto.
Il 12 per cento della popolazione europea è a rischio
povertà. Lo sapete? La colpa è anche nostra, soprattutto al Sud, perché ci
siamo lasciati andare pensando che la politica del malaffare pensasse a
risolvere i nostri problemi. E’ un errore, un’umiliazione, una sconfitta.
Servono persone che vadano a fare un po’ d’ordine, che si
impegnino per farci fare passi in avanti e non indietro.
C’è il capitolo dell’innovazione, tanto sbandierato.
L’Europa ha messo in bilancio, sino al 2020, grandi stanziamenti: vanno
utilizzati, e bene. Il prossimo Parlamento europeo avrà molto da fare, ma
mandateci persone competenti, pulite, senza macchie e mire personali. Ci sono
ancora in giro facce che hanno fallito, che vi hanno tradito: perché
concedergli un altro mandato?
Non mi piace il progetto del Debt RedemptionFound, cioè un Fondo di redenzione come alternativa agli eurobond. Se questo piano si concretizzasse, il 10% del Pil italiano dovrebbe, per venti anni, andare al servizio del debito: una vera pazzia! Attenzione, perciò, a che cosa si profila all’orizzonte.
Il 25 maggio si vota per il Parlamento europeo: non votare è autolesionismo, ma bisogna votare giusto. Io non sono iscritta a nessun partito, non appartengo a nessuno, voglio una politica che si interessi degli altri. La lista in cui sono inserita non mi ha chiesto niente, sa di non poterlo fare. Voglio portare le necessità, i desideri dei giovani del Sud sui tavoli di Bruxelles e Strasburgo. Le nuove generazioni hanno bisogno di buoni esempi, di qualcuno che possa convincerli che è il merito che conta, che paga, e non le raccomandazioni. Il mio percorso di vita e quelloprofessionale lo testimoniano. Sono in magistratura dal 1979, non accetto le ingiustizie e mi batto contro di esse. Ho l’ambizione di delineare un tracciato nuovo, un solco nuovo per i giovani. Conosco il “dossier” dei problemi del Mezzogiorno, le cause, le responsabilità, le omissioni. So i motivi della nostra povertà ma anche la ricchezza di un territorio che va sostenuto in maniera diversa e soprattutto onesta.