Faccio mie le preoccupazioni dei cittadini e dei movimenti calabresi, in particolare di San Ferdinando e Gioia Tauro, per l’arrivo nel porto di Gioia Tauro di armi chimiche, o comunque di materiali chimici, provenienti dalla Siria. La popolazione, giustamente, si pone non pochi interrogativi per lo sbarco di quelle sostanze, pensando alle conseguenze devastanti sul territorio in caso di incidente o attentato terroristico. Si parla di “tragedia annunciata” e l’allarme sta crescendo, così come evidenziato in un recente convegno del meetup, in collegamento con la Grecia.
In seguito alla guerra civile siriana, come noto, Assad
consegnò le armi per neutralizzarle. Diversi Paesi europei hanno negato la
disponibilità all’operazione. In seguito si prospettò l’idrolisi in mare, e il
luogo individuato allo scopo è stato il mare tra Creta, Libia e Sicilia. Il
porto scelto fu quello di Gioia Tauro.
Lo sviluppo di questa vicenda ha creato allarme anche in
Grecia, dopo i pareri non rassicuranti di alcuni tecnici ellenici che hanno
segnalato il rischio per il Mediterraneo.
Gli amministratori comunali calabresi pare abbiano saputo solo qualche ora prima della decisione (presa
dal governo Letta), di far arrivare il materiale chimico a Gioia Tauro. Da
quanto mi viene riferito, hanno manifestato la loro contrarietà all’iniziativa
ed espresso dissenso sul metodo adottato dall’esecutivo nazionale di scavalcare
le autorità locali. Hanno segnalato anche che, nel porto di Gioia Tauro, non sono
state mai trattate sostanze di questo genere e che tutta l’operazione è stata
condotta nel massimo segreto.
Sono a conoscenza delle perplessità anche di rappresentanti
dei Vigili del fuoco, che si chiedono come mai siano stati coinvolti se si
tratta, come viene spiegato dalle autorità sovracomunali, “di normali
operazioni che sempre sono state fatte”,
denunciando anche aspetti tecnici dell’iniziativa (pare che non ci sia un Piano
di evacuazione in caso di probabili fuoriuscite di gas e non si sa della
presenza di una cabina di regia per le disposizioni del caso). La mancanza di
una adeguata e completa informazione alla società civile, come mi è stato fatto
presente dalla Calabria, crea non pochi timori. Ribadisco l’importanza
dell’accesso all'informazione e alla giustizia in materia ambientale e salute. Ricordo
che con la Convenzione di Arhus, l'Unione Europea sensibilizza e coinvolge i
cittadini nelle questioni a cui direttamente sono interessati, così come tutela
il diritto di ogni individuo, delle generazioni attuali e di quelle future, di
vivere in un ambiente che possa assicurare salute e benessere. Si tratta di
criteri che devono essere sempre salvaguardati e, quindi, la partecipazione
civile è fondamentale ai fini delle decisioni che di volta in volta vengono
prese.
Sono vicina ai cittadini che si stanno
impegnando per fare chiarezza e “saperne di più”, sia a San Ferdinando che a
Gioia Tauro, e sono con loro per trovare soluzioni soddisfacenti.
si può intentare un ricorso d'urgenza all'organo europeo competente?
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